lunedì 4 gennaio 2010

Un efficace rimedio contro i malanni invernali


Dalla terra delle clementine (Piana di Sibari) un eccellente agrume: le arance calabresi.




Le arance, come tutti gli agrumi, arrivarono nel continente europeo più di 2000 anni fa. La mitologia racconta che erano custoditi nel meraviglioso giardino delle Esperidi, nella parte occidentale del mondo allora conosciuto, e furono portati via da Ercole, che compì la sua undicesima fatica, dopo aver ucciso il drago messo lì da Giunone a guardia dei dorati pomi.

Invece la terra di origine degli agrumi è l’oriente e le prime notizie, nel mondo greco/latino, ci arrivano da Teofrasto di Ereso nel IV secolo a. C. Furono gli arabi, intorno al X secolo, a dare nuovo impulso alla loro coltivazione, per uso medico e culinario. Infatti il termine “arancio,” in Italia, fu introdotto proprio dagli arabi e fu subito adottato dal lessico popolare. Queste arance però non erano quelle dolci, ma quelle amare. Le dolci furono introdotte dai portoghesi, portate dalla Cina e, per non confonderle con le altre, le chiamavano “arance del portogallo”, termine ancora oggi in uso nel dialetto meridionale.

Oggi la Calabria, insieme alla Sicilia, rappresenta il maggior produttore di arance in Italia con 636.476 tonnellate (31% del totale nazionale)

Dal punto di vista qualitativo questo prodotto trova in Calabria, e nella terra delle clementine della Piana di Sibari, ideali condizioni nella fertilità del terreno e nel clima che, dunque, costituiscono il vero segreto della unicità qualitativa delle arance di queste terre, caratterizzandosi come uno dei migliori prodotti tipici calabresi

Forma rotonda molto consistente , buccia più o meno spessa, la parte esterna è ricca di ghiandole contenenti olio essenziale; la parte interna, bianca e spugnosa, è detta albedo o midollo; la polpa è formata da spicchi il cui numero varia da 5 a 12. Essa è composta da cellule ingrossate a forma di un piccolo otre allungato a punta contenenti un succo acquoso più o meno dolce-acidulo, colorato e profumato.

Uso gastronomico. Fresco tal quale, spremuto, per fare marmellate, liquori, canditi, dolci, piatti tradizionali, confetture, caramelle, bibite, gelati, per l’industria farmaceutica e cosmetica, sono questi gli usi più conosciuti.

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