giovedì 25 febbraio 2010

DA IL CORRIERE DELLA SERA

I vescovi difendono il Sud: «La politica
lo usa per i voti e trascura il suo sviluppo»


«Mafia, cancro che avvelena Meridione», il quale rischia di essere «tagliato fuori» da ridistribuzione delle risorse

Nel documento su Chiesa e Mezzogiorno: «Negli ultimi 20 anni la mafia ha messo radici»



CITTÀ DEL VATICANO - Nell'attuale crisi politica e sociale, il Sud dell'Italia rischia di essere «tagliato fuori» dalla ridistribuzione delle risorse, e ridotto a un «collettore di voti per disegni politici ed economici estranei al suo sviluppo»: è quanto denunciano i vescovi italiani in un nuovo documento su Chiesa e Mezzogiorno. La Cei (Conferenza episcopale italiana) denuncia con forza che «negli ultimi vent'anni le organizzazioni mafiose hanno messo radici in tutto il territorio italiano, hanno sviluppato attività economiche, mutuando tecniche e metodi del capitalismo più avanzato, mantenendo al contempo ben collaudate forme arcaiche e violente di controllo sul territorio e sulla società».

ATTIVITÀ ILLECITE - Nel documento i vescovi italiani stigmatizzano la presenza della malavita organizzata al Sud, ma anche le più diffuse forme di corruzione e illecito, che - scrivono - arrecano «un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale» al Sud Italia. «L’economia illegale - scrivono i vescovi nel documento Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno - non si identifica totalmente con il fenomeno mafioso, essendo purtroppo diffuse attività illecite non sempre collegate alle organizzazioni criminali (usura, estorsione, evasione fiscale, lavoro nero...). Ciò - proseguono i vescovi - rivela una carenza di senso civico, che compromette sia la qualità della convivenza sociale sia quella della vita politica e istituzionale, arrecando un grave pregiudizio allo sviluppo economico, sociale e culturale». Il «controllo malavitoso del territorio», prosegue la Cei, «porta a una forte limitazione, se non addirittura all’esautoramento dell’autorità dello Stato e degli enti pubblici, favorendo l’incremento di corruzione, collusione e concussione, alterando il mercato del lavoro, manipolando gli appalti, interferendo nelle scelte urbanistiche e nel sistema delle autorizzazioni e concessioni, contaminando così l’intero territorio nazionale».

MAFIA=CANCRO - Nel documento la Cei riafferma, come fece già nel 1989, che la «mafia è un vero e proprio "cancro", una tessitura malefica che avvolge e schiavizza la dignità della persona, avvelena la vita sociale, perverte la mente e il cuore di tanti giovani, soffoca l'economia, deforma il volto autentico del Sud».

FEDERALISMO - I vescovi parlano anche di federalismo e ammoniscono che «la prospettiva di riarticolare l'assetto del Paese in senso federale costituirebbe una sconfitta per tutti, se il federalismo accentuasse la distanza tra le diverse parti d'Italia. Potrebbe invece rappresentare un passo verso una democrazia sostanziale, se riuscisse a contemperare il riconoscimento al merito di chi opera con dedizione e correttezza all'interno di un "gioco di squadra"».

IMMIGRAZIONE - Il documento tocca anche lo scottante tema dell'immigrazione. Servono «urgenti nuove forme di solidarietà» per fronteggiare il massiccio sbarco di immigrati nel Sud, chiedono i vescovi. «La massiccia immigrazione dall'Europa dell'Est, dall'Africa e dall'Asia ha reso urgenti nuove forme di solidarietà. Molto spesso proprio il Sud è il primo approdo della speranza per migliaia di immigrati e costituisce il laboratorio ecclesiale in cui si tenta, dopo aver assicurato accoglienza, soccorso e ospitalità, un discernimento cristiano, un percorso di giustizia e promozione umana e un incontro con le religioni professate dagli immigrati».

mercoledì 17 febbraio 2010

Un intero paese distrutto dalle frane: 2000 sfollati a Vibo


Il maltempo che sta flaggellando la Calabria e l’intera penisola sta tenendo tutti con il fiato sospeso.A Maierato,un paesino nei pressi di Vibo Valentia si è sgretolata un'intera montagna. Nessuna vittima fortunatamente, tanto spavento. La Protezione civile regionale, guidata da Eugenio Ripepe, sta monitorando lo smottamento. In mattinata – si legge in una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale – c’e’ stato un nuovo sopralluogo per verificare l’avanzamento del fronte. «Siamo molto preoccupati i segnali sono di peggioramento, la montagna continua a franare e il fenomeno non interessa solo quest’area che pure è vasta come dieci campi di calcio messi insieme. Vogliamo anche capire – ha detto l’assessore all’Ambiente, Silvio Greco – come stia andando l’evoluzione di questo torrente insabbiato, verificare se abbia una via di fuga o se costituisca un ulteriore pericolo». I residenti nel frattempo sono stati fatti evacuare; la commissione grandi rischi convocata dal presidente della regione Agazio Loiero, composta da rappresentanti della Regione, dell’Università della Calabria e del Cnr - ha effettuato oggi un nuovo sopralluogo in elicottero , accompagnata da Eugenio Ripepe della Protezione civile, con lo scopo di di approfondire le analisi sui terreni che si trovano intorno alla frana: «dal sopralluogo aereo sono state evidenziate alcune fratture, ma pare che l’effetto diretto della frana sia esaurito. In ogni caso serve un monitoraggio attento per individuare tutti quei piccoli segnali premonitori di eventuali nuove frane». Lo smottamento di Maierato non è un caso isolato in Calabria. Le province maggiormente colpite da fenomeni franosi sono state Catanzaro, Vibo Valentia e Cosenza.

domenica 14 febbraio 2010


Buon San Valentino





It's amazing
How you can speak
Right to my heart
Without saying a word,
You can light up the dark
Try as I may
I could never explain
What I hear when
You don't say a thing

The smile on your face
Lets me know
That you need me
There's a truth
In your eyes
Saying you'll never leave me
The touch of your hand says
You'll catch me
Whenever I fall
You say it best
When you say
Nothing at all

venerdì 12 febbraio 2010

Da Il Messaggero




ROMA (12 febbraio) - La Calabria continua ad essere flagellata dal maltempo con pioggia, neve e vento. In Sila, al momento, è in atto una vera tormenta e le strade sono ghiacciate. Nevica a bassa quota nella zona intorno a Cosenza.
Sempre nel cosentino, a causa della pioggia, le acque del fiume Crati, all'altezza della foce, hanno invaso numerosi campi coltivati ad aranceti, senza tutta via raggiungere le abitazioni. Per tutta la notte numerose squadre dei vigili del fuoco hanno verificato il livello del fiume che non è esondato allagando però i terreni posti ai lati proprio per far defluire le acque in caso di piena. Nella frazione Cella di Acri, a causa della pioggia, una frana in movimento minaccia delle abitazioni alcune delle quali sono state lesionate ed evacuate. Nella frazione Sant'Elia di Catanzaro si è verificata una frana nelle vicinanze di un'abitazione che, comunque, non è stata colpita.

Gravi disagi al traffico. Il maltempo che sta interessando l'Italia centro-meridionale crea grossi disagi al traffico. Molte strade, soprattutto del Lazio e della Calabria, sono interrotte o chiuse e ci sono diverse deviazioni. La stradale consiglia di mantenersi costantemente informati sull'evoluzione della situazione meteorologica e sulla percorribilità delle strade, e di mettersi in viaggio con catene a bordo o equipaggiati con pneumatici invernali che dovranno essere montati su tutte e quattro le ruote, per garantire la massima aderenza, stabilità e sicurezza del veicolo. Notizie aggiornate sulla percorribilità di autostrade e viabilità ordinaria sono disponibili tramite il Cciss (numero gratuito 1518 e sito web), le trasmissioni di Isoradio ed i notiziari di Onda Verde sulle tre reti Radio-Rai.

giovedì 4 febbraio 2010

Il Meridione nell'opera letteraria di Corrado Alvaro


Corrado Alvaro nacque a San Luca, Reggio Calabria nel 1895.
Gente in Aspromonte, unanimemente riconosciuto come il suo capolavoro è un romanzo breve che narra la storia, ambientata nei primi anni del Novecento, della dura vita dei pastori d’Aspromonte, subito descritta, fin dall’incipit del romanzo, con una cadenza profonda: «Non è bella la vita dei pastori in Aspromonte, d’inverno, quando i torbidi torrenti corrono al mare, e la terra sembra navigare sulle acque…».
L’inizio della storia è una evocazione della vita in Aspromonte, che è un tutt’uno con il paesaggio severo, solenne, con il respiro pesante delle mandrie, con le capanne «di frasche e di fango» nelle quali «si entrava carponi», abitate dai pastori nella stagione invernale, con i pellegrinaggi al Santuario della Madonna di Polsi e le manifestazioni di pietà popolare, con i canti che si odono, «intramezzati dal rumore dell’acqua nei crepacci», con il suono della zampogna…
Protagonista è la famiglia del pastore Argirò, che sogna la possibilità di uscire dalle terribili condizioni di vita, dalla miseria secolare, da quella subordinazione ai proprietari, ai padroni delle terre e delle mandrie, di tipo ancora quasi feudale, e di portare almeno uno dei figli sino alla dignità degli studi. Sperando di potercela fare, Argirò sottopone sé e i suoi ai sacrifici e alle fatiche più aspre. Ma una serie di disavventure, dalla perdita dei buoi che aveva avuto in custodia dal padrone Filippo Mezzatesta, che precipitano in un burrone, all’incendio doloso della sua stalla, lo costringono a rinunciare a questo arduo quanto legittimo progetto. Il figlio, Antonello, matura dentro di sé, e sulla sua pelle, la coscienza della posizione subalterna della sua famiglia e della classe sociale a cui appartiene, e quindi delle profonde ingiustizie sociali che si rinnovano come in un ciclo perpetuo, e diviene protagonista di un atto di ribellione e di disperazione assieme: si darà alla macchia, e dopo aver massacrate le mandrie del padrone e distribuito la carne ai compaesani, butterà il fucile e si consegnerà ai carabinieri. «Finalmente», disse, «potrò parlare con la Giustizia, chè ci è voluto per poterla incontrare, e dirle il fatto mio!»
Quella dei pastori «è una vita alla quale occorre essere iniziati per capirla, esserci nati per amarla, tanto è piena come la contrada, di pietre e di spine». Il mondo pastorale viene così evocato con un originale taglio narrativo: lirica trasfigurazione del ricordo di chi vive altrove, ma è nato in quella terra e quindi può capirla e amarla, che però non esclude una precisa attenzione ai problemi economici e sociali. Infatti la rievocazione del mondo calabrese, pur se filtrata dalla memoria e da quella visione quasi idilliaca dei luoghi natii che in Alvaro si avverte, è una denuncia della vita miserabile dei pastori, delle ingiustizie profonde, della spietatezza dei rapporti sociali, della mentalità chiusa in un’ancestrale superstizione e in una secolare arretratezza culturale e sociale
Ma quel mondo possedeva anche una sua intrinseca bellezza e dei valori profondamente radicati, che poi si identificano, agli occhi di Alvaro, coi ricordi della sua infanzia e con quel costante sentimento di nostalgia, che sempre provò per la sua terra. Questo mondo, severamente giudicato da Alvaro, ma nel contempo, amorosamente rivissuto, era veramente così, ma non bisogna piangere su di esso; occorre invece custodirne gelosamente la memoria.