Giovanni Domenico Campanella (Tommaso è il nome da frate) nasce il 5 settembre 1568 a Stilo, da un'umile famiglia calabrese. Il padre, a stento, riesce a sfamare la famiglia riparando calzari. Campanella, già da bambino dimostra un’intelligenza viva e, attratto dalla cultura dei Domenicani, aderisce a quell’Ordine ad appena tredici anni, quando entra, come novizio, nel vicino convento di Placanica. Nel convento di San Giorgio Morgeto, pronuncia i voti e prende il nome di fra’ Tommaso. Qualche tempo dopo è a Nicastro dove si dedica agli studi di logica aristotelica, quindi a Cosenza dove approfondisce le conoscenze relative alla Teologia.
Una Cronaca del tempo lo descrive come: «uomo di ingegno vivace, di alta statura, con faccia pallida, il pelo nero e i denti radi». Tommaso è avvinto dai sogni, dalla curiosità intellettuale, dall’eloquenza dei Padri Predicatori e non esita a contraddire i suoi stessi maestri.
Si dedica con fervore, e di nascosto, alla lettura di Erasmo, Marsilio Ficino, Telesio, tutti autori che criticano il pensiero aristotelico , lo scolasticismo conventuale e la corruzione della Chiesa.
Campanella si avvicina sempre più alle loro idee; è suggestionato anche dalle concezioni di Ermete, creatore dell’alchimia, e da alcuni trattati di magia e astrologia.
E’ affascinato dalla visione oggettiva ed empirica che Telesio ha del mondo, dove la Natura, al di là di qualsiasi intervento metafisico, si manifesta per se stessa ai sensi dell’uomo in quanto l’uomo è parte di essa. Crede in Dio ma, a differenza di Aristotele, non lo considera motore immobile, ma ente supremo, garante e non creatore dell’ordine universale.
Per queste idee, Campanella viene trasferito in meditazione coatta nel convento di Altomonte.
In seguito raggiunge Napoli dove frequenta l’Accademia dei Secreti di Giovan Battista Della Porta, tra i più profondi conoscitori di occultismo e scienze divinatorie.
In questo periodo pubblica, senza licenza ecclesiastica, Philosophia sensibus demonstrata .
Immediata è la reazione del Consiglio dei Padri Domenicani, così Campanella viene arrestato e sottoposto al primo processo per eresia. Viene condannato al rientro in Calabria dove dovrà attenersi alle dottrine di S. Tommaso e alle verità rivelate dalle Sacre Scritture. Campanella non obbedisce perché convinto di aver raggiunto delle certezze alle quali nessun Tribunale può imporgli di rinunciare. Va a Roma, Firenze, Bologna e Padova, dove Galileo insegnava Scienze Matematiche, ma l’Inquisizione lo controlla e comincia a sequestrare le sue carte.
Nel 1594 viene nuovamente arrestato per gravissimo sospetto di eresia, il Tribunale dell’Inquisizione gli impone la pubblica abiura delle sue dottrine. Seguono i domicili coatti a Roma nei conventi di Santa Sabina e di Santa Maria della Minerva. Poco tempo dopo, un altro processo lo obbliga al rientro in Calabria, a Stilo, nel Convento di Santa Maria del Gesù. Così all’alba del 15 agosto 1598, Campanella giunge nella città dove è nato, lo hanno isolato qui, ma nel suo cuore non è spenta la volontà di ricerca della Verità e del rinnovamento.
Riscrive in latino La città del sole dedicandola al Richelieu e continua ad interessarsi di astrologia, tanto da prevedere che l’eclissi del 1° giugno del 1639 gli sarà fatale. Si sbagliò purtroppo di poco: Campanella muore undici giorni prima, il 21 maggio del 1639 nel convento domenicano di Saint- Honoré a Parigi dove era andato a vivere.
La forza dell’utopia, il tema messianico, profetico del rinnovamento sono le componenti fondamentali da cui bisogna partire per comprendere appieno l’opera di Campanella, il quale così scrisse di sé: «Io venni a debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi e ipocrisia».
Frase questa, che compendia molto bene il significato ultimo della vita e dell’opera del Campanella, e che è incisa nel Monumento a lui dedicato nella sua città natale, per ricordare a tutti la sua grandezza intellettuale e morale, che lo ha portato alla ricerca incessante della Verità e della Giustizia.
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